In conversation with Sandro Granucci

Silvia Napoleone si è incontrata con Sandro Granucci per parlare della sua vita, della sua arte e della sua fiorente carriera come designer di etichette di vino per Montecalvi. È un uomo straordinario e siamo felicissimi di lavorare con lui. Ha uno studio a Greve in Chianti, in via Roma, che merita davvero una visita. 

Dove è nato e dove è cresciuto?

Sono nato e cresciuto a Lucca, dove ho frequentato le scuole e esordito come scultore.

Agli inizi degli anni ’70 mi sono trasferito a Firenze per frequentare la facoltà di architettura e contemporaneamente mi sono dedicato alla pittura e alla grafica. Negli anni ‘80 ho conosciuto il Chianti e da allora non l’ho più lasciato.

Quando è nato il suo interesse per l’arte?

Ho scoperto la passione per il disegno mentre frequentavo il liceo scientifico: già in quegli anni studiavo con artisti di età maggiore che operavano nel settore dei metalli. In quel periodo ho imparato a conoscere il bronzo, materiale costoso e per questo motivo speciale da trattare in quei tempi.

Cosa ha studiato? Dove ha studiato arte?

Ho frequentato la facoltà di architettura a Firenze, ma è stata una decisione della mia famiglia. Durante gli anni di studio conobbi un mecenate fiorentino e per lui cominciai a creare delle opere che mi permettevano di esprimermi artisticamente e al contempo di mantenermi economicamente.

Fra pittura e scultura, quale predilige?

Mi sono avvicinato all’arte grazie al disegno, ma è stata la scultura il vero trampolino per il successo. Negli ultimi anni, da quando ho abbandonato il figurativo, ho dedicato molto del mio tempo alla pittura su tela e alla ricerca della luce attraverso il tempo. È nel momento in cui ho l’ispirazione che prediligo l’una o l’altra, ma sono entrambi mezzi che riescono a farmi esprimere con la stessa soddisfazione.

Lei ha avuto un grande successo per molti anni. Il suo lavoro è cambiato e si è evoluto? Qual è il suo segreto?

Il lavoro deve sempre cambiare e possibilmente progredire. Un salto grande nella mia carriera è avvenuto quando ho abbandonato l’arte figurativa e ho intrapreso la strada  alla ricerca della luce attraverso il tempo: la quarta dimensione,  il concetto di spazialità e l’espressione alchemica hanno giocato un ruolo molto importante nelle mie opere, ottenendo così un effetto originale e raffinato.

Questo segreto, conosciuto già in epoca greca, e rivelatomi durante una visita alla Biennale di Venezia, ha ampliato le possibilità di espressione del mio pensiero artistico.

Lei ha realizzato diverse opere che si possono ammirare nei dintorni di Greve in Chianti. Ne ha una preferita in particolare? Il San Francesco al Molino di Grace forse?

Homocupressi, al Parco di Villa Castagnoli a Panzano, rappresenta la mia prima istallazione in bronzo di grandi dimensioni. Da quel momento si è aperto un nuovo dialogo creativo con diversi ambienti: l’enorme opera di San Francesco è certamente una delle mie preferite, che per la sua maestosità ha richiesto l’intervento di mia figlia Viola.

Lei ha realizzato anche l’opera che si trova a Montecalvi, chiamata “Equilibrio Ecologico”. Vuole parlarci un po’ di questa scultura?

Equilibrio Ecologico è certamente una delle mie statue in bronzo preferite,  nata da un’opera preesistente. Il suo significato racchiuso nel triangolo natura-uomo-terra è il motivo di ispirazione di tante altre mie rappresentazioni. Quando ho conosciuto James mi sono sentito subito in sintonia con lui – e si sa,  le opere riescono ancora meglio quando il destinatario è caro all’artista!

Ha collaborato con noi anche alla realizzazione dell’etichetta del Chianti Classico Riserva e della nuovissima etichetta dell’Alta Valle della Greve. Aveva già fatto in passato altre etichette? Le è piaciuto lavorare in merito?

Fui incaricato in passato da Vino al Vino a Panzano di creare una etichetta per ogni azienda che partecipasse alla manifestazione.

Onorato  di realizzare alcune etichette qui sul territorio del Chianti Classico, ho accettato volentieri anche l’incarico di creare delle etichette artistiche per Montecalvi, dal momento che è stata subito intesa e affinità da parte del committente.

Anche sua figlia è un’artista di Greve. Vi capita di collaborare? Che tipo di lavoro fa?

Sì, abbiamo collaborato in varie occasioni, la più significativa quando Viola mi ha fatto da assistente nella realizzazione dell’opera San Francesco delle Vigne. 

Ho spesso cercato di stimolarla rispettando le sue scelte, che sono talvolta lontane dalla mia esperienza artistica: io non curo molto lo spazio e la realtà, mentre lei cerca nelle sue opere più attinenza formale.

Siamo nel bel mezzo di quello che fu il Rinascimento. Ha un artista o un’opera d’arte preferita di quell’epoca?

Negli anni ’90 quando aprii il mio studio, non ebbi dubbi nel dedicarlo a Leonardo da Vinci, alchimista poliedrico. È stato per me l’artista di riferimento in tutta la mia esperienza formativa, colui che mi ha dato le basi e gli spunti per intraprendere questa carriera.

Siamo circondati da meravigliose gallerie e musei. Ci può dire quali sono i suoi tre migliori musei da visitare?

Come mancare la Galleria degli Uffizi! Con piacere ricordo Palazzo Pitti, che mi porta indietro nel tempo quando mi recavo nell’ufficio esportazioni delle belle arti. Fra i miei preferiti c’è anche la Casa di Buonarroti, piccolo museo ma straordinariamente completo.

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