Intervista: Tim Manning, Enologo

Q. Com’è finito nel Chianti un uomo che proviene dalla zona del Wirral, nel nord dell’Inghilterra?

A. Sono arrivato nel Chianti più di 20 anni fa per conoscere l’altro lato del mondo del vino. Ero un venditore di vino nel Regno Unito, ma ho voluto provare a vendemmiare. Adoravo i vini italiani, e sono venuto in Toscana dopo aver letto il libro di Nicolas Belfrage, Life Beyond Lambrusco (La Vita oltre il Lambrusco). In fine non è stata una brutta esperienza, visto che ci vivo ancora.

Q. Sei in Toscana ormai da vent’anni, cos’è che ti ha fatto rimanere?

A. Guardati intorno, è lì gran parte della risposta. Non prendo mai per scontato la bellezza della Toscana, continua a togliermi il fiato. Mi è permesso di fare il vino (sia un mestiere che una passione) in uno dei posti più belli del mondo con uno dei vitigni più nobili che ci sia, anche se una delle varietà sottovalutate, il Sangiovese.

Q. Dove facevi il vino prima di arrivare a Montecalvi nel 2017?

A. Ho fatto la mia prima vendemmia a Riecine, molte lune orsono. Ho fatto il vino a Martinborough nella Nuova Zelanda e nello stato dell’Oregon negli Stati Uniti. Ho aiutato a fondare le aziende Il Borghetto e Valdonica qui in Toscana e ora sono a Montecalvi.

Q. Come sei finito a Montecalvi?

A. Il proprietario, Jim Drake, avendo acquistato Montecalvi da poco, s’incontrò a Londra con il padre del giornalismo del vino italiano, Nicolas Belfrage (che sono molto onorato di chiamare un vecchio amico). Chiese a Nic di suggerirgli dei nomi di alcuni enologi in Toscana, e per fortuna, nella lista, c’era anche il mio.

Q. Vieni descritto nel Chianti Classico come un rivoluzionario per il tuo modo di lavorare il Sangiovese. Cosa ci possiamo aspettare dalle nuove annate a Montecalvi per quando riguarda lo stile?

A. Montecalvi era un’azienda che conoscevo già, e amavo i suoi vini dal momento che sono arrivato in Toscana. Erano fatti molto bene, complessi e unici. Ogni enologo ha la sua firma, non lasciare che nessuno di dica diversamente, quindi spero, che nel lungo andare, saranno fatti benissimo, complessi e unici, ma con una mia impronta intinta di vino.

Q. Che progetti hai come enologo per Montecalvi?

A. Niente di particolare. Montecalvi è quasi perfetta così com’è.

Q. Qual’è il tuo ristorante preferito in zona?

A. Se te lo dico, forse tutti ci andranno e poi io non ci troverò più un tavolo. Dividerò la mia risposta in quattro categorie:

Cibo, birra, vino e cocktails. Papaveri e Papere a San Miniato è senza dubbio uno dei migliori ristoranti in Toscana: King Grizzly a Firenze per le migliori birre artigianali italiane alla spina; Le Volpi e L’Uva a Firenze ha una delle selezioni più eclettiche di vini italiani; e The Art Bar a Firenze mixa cocktails da sempre e continua a prepararli senza fare scena.

Q. Secondo te, cosa rende Montecalvi diversa dalle altre aziende?

A. Alla fine, secondo chi sei, tutto e niente.

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